Fin dall'anno 2007 ho raccolto appunti sulle mie visite al fiume Tagliamento. Mappa alla mano, piede sul pedale, ho esplorato il più possibile i sentieri di accesso al fiume, viaggiando in treno e mountain bike, in tutta la regione Friuli Venezia Giulia.
Ho raccolto storie di smarrimenti, piccole avventure, descrizioni di acqua gelida, voci di persone del luogo, profumi e rumori della natura, in un diario personale.
Credo che per sentire in prima persona il bisogno di proteggere un territorio, lo si debba percepire familiare come la propria casa.
Per questo motivo il mio diario, organizzato in forma di foto libro, contenente oltre 250 fotografie, è ora qui pubblicato, allo scopo di supportare le iniziative di tutela del Tagliamento nella sua condizione ancora selvaggia, tra cui la petizione Tagliamento patrimonio dell'Unesco e gli altri progetti descritti in occasione della mia mostra fotografica "Tagliamento re dei fiumi" . La mostra espone una selezione delle foto dal mio diario.
Se non siete gia frequentatori assidui del greto del Tagliamento, potete ora farne la conoscenza. Le immagini di seguito riportano l'estratto di alcune pagine dell'e-book.
Il testo di un ulteriore capitolo è riportato più in basso, datato marzo 2010.
Vi auguro buona lettura: possiate anche voi perdervi tra i canali intrecciati del Tagliamento!
Per leggere l'intero libro, intitolato "Tagliamento, il re dei fiumi", cliccate qua sotto sul pulsante "download" per scaricarlo liberamente in formato .pdf (il file ha 70Mb). Questo e-book è distribuito secondo la licenza Creative Commons: Attribuzione-NonCommerciale-NonOpereDerivate 4.0 Internazionale.
4 marzo 2010
Pozzanghere e guadi
È sabato, visito il Parco delle Risorgive, e passo la giornata in esplorazione, nella zona di Codroipo.
Pedalo tra Biauzzo, Iutizzo, Gorizzo e Camino al Tagliamento.
Arrivo alla chiesetta di Pieve di Rosa, e vedo l’argine in lontananza. Il fiume chiama. Mi inoltro nella direzione dell’acqua.
I sentieri verso il Tagliamento sono pieni di pozzanghere, slalom di qua, erba di là, fino ad un certo punto si riesce ad evitarle.
Quando le pozze diventano piscine, però, arriva l’ora di bagnare un po’ le ruote. Evvia, dài, buttiamoci.
Sciaff, sciaff, il fango mi rallenta ma per un po’ le attraverso. Spingo sul pedale, plucc, plucc, finchè l’attraversamento non si fa troppo difficile. La melma mi rallenta, la bici non va più avanti, e allora…. PLOTTCCCH, metto un piede in acqua.
Ohi ohi, la pozza è fonda!
Guardo il collo del piede, solo l’orlo della scarpa emerge ancora asciutto.
Sono perplessa.
Attorno a me un mini lago.
La scarpa è impermeabile, sta sprofondando, ma l’acqua non si sente. Non ancora.
Decido allora di fare un passo.
Tiro fuori il piede con uno scatto, come un trampoliere.
SPLOTT!
Oh no!!!
La scarpa è rimasta lì, incollata sul fango!
E il nuovo passo l’ho fatto col solo calzino! Calzino nel fango!
Ah ah!
Mi vien quasi da crollare dal ridere!
Ah ah ah!!
Bon bon, vediamo di minimizzare il danno.
Mi levo da là, recupero la scarpa, strizzo il calzino e lo metto ad asciugare.
Poco dopo sono sul letto del fiume.
Il Tagliamento si stende di qua e di là verso l’orizzonte.
Alle spalle bosco, davanti a me l’altra sponda.
Dei motociclisti fanno rumore, attraversano il fiume poco più in là.
Questo punto di passaggio del Tagliamento, abbastanza comodo da poter essere definito un guado, era in uso già nel settecento. In quegli anni, presso la chiesa di Pieve di Rosa, si trovava un ricovero per i pellegrini che proprio in questo punto decidevano di oltrepassare il Tagliamento per proseguire alla volta di Concordia e degli altri centri religiosi.
Finalmente posso fermarmi per il pranzo.
Attraverso le dune di una sabbia che nessuno ha calpestato prima di me.
Porto la bici su un piccolo guado che supero a piedi.
Mi inoltro quanto possibile, e mi assesto in un’ansa tra due rami del fiume.
L’acqua mi circonda.
Méta.
Lavarsi le mani appiccicate d’arancio, direttamente nell’acqua del Tagliamento, non ha eguali.